La presenza di tale culto ad Avella, attestato fin dal 1586, risulterebbe essere anteriore alla costruzione del convento.
L'impianto attuale della cappella risale ai lavori promossi dal Can. Benedetto Barba, terminati nel 1787 con la realizzazione dell'altare maggiore in marmi policromi e della pavimentazione in cotto. Secondo il resoconto dei lavori, scritti dal suddetto parroco, i confratelli curarono la ristrutturazione della navata destra della chiesa in cambio della possibilità di poter chiudere l'accesso dalla chiesa con un portale e di ottenere un ingresso indipendente dalla strada. La stessa sistemazione ebbe la navata sinistra ad opera dei confratelli del SS. Rosario.
L'apertura di una porta nel lato destro della cappella comportò la risistemazione dell'iscrizione di Praenestina dietro l'altare. Nel 1782 la principessa Giovanna Doria del Carretto aveva donato alla chiesa di San Pietro l'attuale altare maggiore; Martino Barba, priore e fratello del parroco, decise di far costruire un altare marmoreo anche nella sua congrega. La confraternita del Rosario già possedeva un altare marmoreo!!
L’iscrizione di Praenestina
Trattasi di un'iscrizione sepolcrale (82x05 cm), datata su base paleografica al V sec. d.C. L'iscrizione attualmente si trova dietro l'altare della cappella e presenta un taglio verticale. Il testo è in esametri e contiene, nella prima parte, la dedica del marmo a Praenestina; nella seconda la preghiera del marito Vero affinché Cristo possa ricongiungerlo con l'amata moglie.
Ai lati dell'altare sono reimpiegate due antiche colonne di marmo africano. Di queste colonne non si conosce il contesto antico di provenienza; risultano attestate nella cappella già nel 1586. Tali manufatti sono impiegati in antico nei teatri: colonne dello stesso marmo sono tuttora visibili nel teatro di Marcello a Roma e nel teatro di Teano. Nell'attuale sistemazione le due colonne (alte 320 cm, con un diametro di c.a. 36.8 cm) poggiano su due antiche basi di marmo chiaro (alte 18 cm) tinte di rosso, per uniformarle al colore del marmo africano del fusto. I due capitelli antichi (?) (alti 45 cm), presentano delle stuccature realizzate nel XVIII sec.
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